Tutti i commenti di Maurizio M.
Pubblicato in data: 20 aprile 2017
Non sbagliano un colpo!
Con 17 milioni di album venduti nel mondo, oltre 3000 concerti all’attivo, 1 bilione(!) di ascolti stimati alla radio, ma soprattutto il traguardo raggiunto di 35 anni di carriera alle spalle, i leggendari Night Ranger ritornano con un nuovo disco di inediti, intitolato "Don’t Let Up", in uscita il 24 marzo 2017 su Frontiers Music Srl. L’apertura fresca e diretta con “Somehow Someway† mostra quel lato solare e quell’allegria contagiosa che è uno dei trademark della band, qui impegnata anche a fare scherzosamente il verso ai concittadini Journey, musicalmente (più o meno) e a livello dei lyrics. “Running Out Of Time† si apre con un duello tra le chitarre di Gillis e di Kelli, mentre all’opposto il mid-tempo “Truth† e la deliziosatitle track mostrano il lato più malinconico e romantico dei Night Ranger. Nella stessa vena pure la leggera “We Can Work It Out†, in cui trova la meritata luce dei riflettori quell’armonia e quella fusione delle voci di Jack Blades e Kelly Keagy che hanno reso magica la band.
Ancora, la sfrontata “Say What You Want† vede Gillis e Kelli scatenati con in sottofondo il drumming sincopato di Keagy e “Day And Night† mettono in evidenza il lato più propriamente festaiolo, quest’ultima con echi addirittura dei Kiss. Qualche episodio meno incisivo non cambia il giudizio complessivo su un album pulsante e divertente, specchio di un’era che non c’è più eppure assolutamente godibile anche grazie ad una produzione impeccabile e, questa sì, assolutamente al passo coi tempi. Don't Let Up è dunque l'ennesimo tassello positivo di una splendida carriera, che sembra non aver alcuna intenzione di arrestarsi. Al netto di qualche passaggio un po' vuoto e della non possibilitÁ di esser considerato un vero e proprio capolavoro, resta comunque un album davvero piacevole e ben scritto, con una prestazione collettiva splendida da parte di questi eterni ragazzoni di San Francisco dediti al rock.
Pubblicato in data: 11 marzo 2017
Eccezionale!
Un buon disco tecnicamente valido e fato di buone canzoni. Una sorta di power metal classico, potente e veloce, capace di ispirarsi alla scuola scandinava come anche a quella tedesca. La band ci mette molto di proprio mostrando anche una personalitÁ molto forte e possiamo serenamente affermare che questo è il disco che li consacra definitivamente. Da ascoltare in macchina a tutta velocitÁ , stando sempre attenti alle indicazioni stradali!
Pubblicato in data: 9 marzo 2017
Sono Tornati!
Se si pensa alla scena del power metal di matrice teutonica, il primo nome che viene in mente è certamente quello dei Grave Digger. In poco meno di quaranta anni di carriera, tra tante vicissitudini nonché cambi di etichetta e formazione, il gruppo capitanato da Chris Boltendhal non ha mai sparato un colpo a salve, componendo costantemente album di ottima fattura. Certamente su tutti restano alla mente Heart Of Darkness, quello che in molti considerano come il punto di svolta della carriera dei Grave Digger, ma è con il seguente Tunes Of War che è giunta davvero la consacrazione definitiva, abbinata alla scelta di puntare su concept di matrice storica dove oltre all'aspetto tecnico e compositivo, avevano una valenza determinante anche i contenuti lirici. The Grave Digger, con Manni Schmidt alla chitarra, ha rappresentato un altro snodo importante per la band tedesca, che però ha trovato nuova linfa con l'ingresso nella Napalm Records a partire dall'album Ballads Of A Hangman. A distanza di tre anni dall'ottimo Return Of The Reaper, album che ha posto sugli scudi il chitarrista Axel Ritt, giÁ membro della band da diversi anni dopo la defezione di Schmidt, ecco giungere un altro lavoro degno di nota come Healed By Metal. Un lavoro complessivamente buono, degno dei predecessori dei Grave Digger, che probabilmente non aggiunge nulla di nuovo a quello che è lo stile della band ed alla stessa carriera, ma che conferma non solo lo stato di forma del gruppo tedesco, bensì anche la notevole coerenza di fondo che da sempre la contraddistingue. Il tutto porta ad un lavoro tecnicamente valido, diretto e compatto, colmo di tutti gli ingredienti che sono dei capisaldi del power metal tedesco.
Call For War è proprio l'esempio perfetto di questo concetto, per via dei suoi cori epici, tipici anche dei Blind Guardian e per le grandi cavalcate di chitarra in stile Maiden/Priest. La partenza affidata alla title-track è invece stata una scelta pregevole, perché con un atteggiamento possente e maestoso, assestato su ritmi essenzialmente lenti, i Grave Digger sembrano voler affermare con forza la propria leadership in questo particolare settore musicale. Con When Night Falls non mancano i richiami anche alla scena britannica degli anni ottanta, tanto che Lawbreaker sembra uscita da un album storico dei Saxon, a differenza di Free Forever che strizza l'occhio agli inni metal tanto cari ai Manowar. La legge del metal è scritta dai Grave Digger e Chris Boltendhal lo urla a squarciagola in Ten Commandaments Of Metal, seguita da The Hangman's Eye, probabilmente un'appendice dell'album Ballads Of A Hangman. Il trittico finale, mette insieme tre brani dove le parole d'ordine sono due: tecnica e potenza. Kill Ritual è infatti una sorta di Painkiller in chiave Grave Digger, dove la sezione ritmica dona un contributo non indifferente, associato ad assoli di chitarra avvolgenti e taglienti. Hallelujah è una dichiarazione di guerra più che un inno a Dio e rispolvera il repertorio più datato della “Tomba Scavata†. Laughing With The Dead pone la parole fine su Healed By Metal e dopo un arpeggio iniziale di tecnica purissima, mostra l'aspetto più oscuro e intimistico di un gruppo che riesce a lasciare il segno in ogni capitolo del proprio percorso artistico.
Pubblicato in data: 11 febbraio 2017
un disco destinato a scrivere la storia della scena del thrash metal made in Germany
Sono passati cinque anni da Phantom Antichrist, un album che ha dato ai Kreator nuova linfa vitale, consentendo al combo teutonico di girare in lungo ed in largo il pianeta in tour, cosa che ha portato anche all'uscita di un paio di live album come Dying Alive e Live Antichrist. C'era quindi sete di nuova musica targata Kreator ed il buon Mille Petrozza ha accontentato tutti, realizzando uno dei migliori album mai incisi dalla sua band in oltre trenta anni di carriera. Enemy Of God aveva segnato una sorta di nuova rinascita della band, che in passato con Endorama si perse anche in solchi sperimentali poi tralasciati, ma dopo un periodo di assestamento, culminato in Violent Revolution, i successivi tre album, tra cui Enemy Of God e Hordes Of Chaos, avevano riportato il nome dei Kreator ai vertici della scena del thrash metal teutonico. E Gods Of Violence è la naturale conferma non solo del valore assoluto del gruppo tedesco, ma anche di quanto questo lavoro sia nettamente superiore ai suoi predecessori da diversi punti di vista. Per primo la qualitÁ compositiva. I brani sono potenti, diretti, tecnicamente perfetti, ma anche fluidi e scorrevoli, perfettamente a tono con la tradizione Kreator ed allo stesso tempo maggiormente violenti. Poi c'è un impatto più diretto, un brano di Gods Of Violence rimane stampato nella mente senza più andarsene e non è un aspetto da sottovalutare vista la complessitÁ delle strutture dei singoli brani.
Poi c'è l'aspetto del suono, pulito, limpido, ma soprattutto appropriato alla proposta musicale attuale dei Kreator. Gods Of Violence è un album coerente nella tradizione Kreator, ma capace allo stesso tempo di guardare avanti. Dopo la dichiarazione di guerra intitolata Apocalypticon, l'album parte con World War Now, un tripudio di chitarre iper veloci e massacranti, supportate da una sezione ritmica che picchia duro senza sosta. Segue la tetra Satan Is Real, un brano dal sapore anni ottanta, che ci mostra un Mille Petrozza in forma smagliante. Totalitarian Terror inquadra in modo perfetto la macchina Kreator del nuovo millennio, più brutale e crudele, ma capace di curare minuziosamente ogni particolare, lo si comprende anche nella title-track, dove l'arpeggio iniziale spiazza con la sua melodia, per poi sui binari di un treno che porta dritto all'Inferno. Si giunge ad Army Of Storm, canzone che colpisce per il suo arrangiamento versatile ed originale, un aspetto ritrovabile anche in Hail To The Hordes, il brano che più riesce a valorizzare il lavoro ottimale delle chitarre. La voglia di sperimentale persiste, se pur in minima traccia in Lion With Eagle Wings, un componimento impreziosito da un intro singolare. Fallen Brother riporta il disco su territori thrash tradizionali, differentemente Side By Side è un pugno violento nello stomaco dotato di un ritmo trascinante. Il momento più elevato di Gods Of Violence giunge però alla fine con la conclusiva Death Become My Light. Sette minuti di musica straordinaria, un misto di tecnica e talento compositivo, probabilmente uno dei migliori brani mai scritti dai Kreator, tanto da valere da solo l'acquisto di un disco destinato a scrivere la storia della scena del thrash metal made in Germany.
Voto: 9/10
Maurizio Mazzarella
Pubblicato in data: 12 gennaio 2017
Un live album impeccabile!!!
Chi ama il power metal d'autore, in particolare quello made in Italy, non può non amare una band come i Secret Sphere. Un gruppo stupendo, tecnicamente preparato e di grande qualitÁ compositiva. Questo live celebra la carriera di un insieme di musicisti da urlo in un posto unico come il Giappone. Terra dove anche i Deep Puple ne hanno assaporato il successo.
Pubblicato in data: 13 dicembre 2016
Un pregevole disco tecnico e potente
Sono ormai un paio di anni che tengo d'occhio questi Noveria, un progetto fresco, dinamico, ma anche molto tecnico e potente. Contiene pezzi ispirati, di un power dai connotati prog e thrash a volte. Il basso anche dei DGM è il fattore che fa la differenza, lo si nota nel cambio di ritmo costante che rende questo album variegato e facile da apprezzare al primo ascolto. Io lo sto ascoltando a manetta. Disco stupendo!
Pubblicato in data: 3 dicembre 2016
Bel disco
Non siamo ai fasti dei primi tre album è vero ma questo è il disco dei metallica che è lecito attendersi. Un disco dove la band si specchia provando a differenziarsi rispetto al passato. Bel disco.
Pubblicato in data: 11 novembre 2016
Grande disco
Un disco di questa.band è come approdare in un porto sicuro. Sai sempre cosa aspettarti di buono. Probabilmente non è un capolavoro. Ci sta dentro tanta buona musica.
Pubblicato in data: 11 novembre 2016
Potente!
La coerenza credo sia il punto di forza maggiore dei Testament, che nel tempo sono diventati sempre più cattivi e devastanti, senza tradire le origini o vendersi a determinate mode del tempo come accaduto ai Metallica con Load e Reload. Questo lavoro segue la scia dei precedenti e si conferma grandioso. Gran bel disco.
Pubblicato in data: 10 novembre 2016
Sbalorditivo!
Mi aspettavo un disco stazionario, sulla falsa riga del suo predecessore. Invece i Dark Tranquillity mi hanno stupito ancora con un lavoro pieno di idee e spunti innovativi. Sempre presente il classico marchio di fabbrica del gruppo. Ispirazione e tecnica vanno di pari passo.