Carry on | CD | Chris Cornell

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Descrizione articolo

Chris Cornell, appena lasciati gli Audioslave, ora si può concentrare sul suo progetto solista. Il secondo lavoro avrà titolo "Carry on" e contiene, oltre alla canzone di James Bond "You know my name" anche la cover di Michael Jackson "Billie Jean"!

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Scheda Articolo

Codice articolo 431625
Genere Musicale Grunge
Esclusiva EMP No
Media - Formato 1-3 CD
Tema Band
Band Chris Cornell
Tipologia prodotto CD
Data di pubblicazione 29/06/2007
1. No Such Thing 2. Poison Eye 3. Arms Around Your Love 4. Safe and Sound 5. She'll Never Be Your Man 6. Ghosts 7. Killing Birds 8. Billie Jean 9. Scar On The Sky 10. Your Soul Today 11. Finally Forever 12. Silence The Voices 13. Disappearing Act 14. You Know My Name (From "Casino Royale" Soundtrack) 15. Today (Non-LP Version)

da Marcel Anders (26.07.07) L'avventura con gli Audioslave è terminata proprio sul più bello: l'eccellente "Revelations" finalmente metteva in luce tutte le potenzialità della fusione tra i funambolismi di Tom Morello e la voce di Chris Cornell. Peccato. Non resta che seguire le prossime mosse degli ex Rage Against The Machine e dell'ex Soundgarden, che del resto torna subito in pista con il suo secondo lavoro solista. "Euphoria morning" non aveva avuto un'accoglienza straordinaria, eppure conteneva dei pezzi destinati a resistere all'usura del tempo, in più di un'occasione fortemente influenzati dall'anima di Jeff Buckley, grande amico di Cornell, cui l'ex Soundgarden dedicava "Wave goodbye". Un'influenza decisa anche sul modo di cantare, ma questa in fondo è un'altra storia. O forse no, dato che uno dei musicisti che accompagna Cornell in questa sua seconda avventura solista è Gary Lucas, corresponsabile della magia di "Grace". "Carry on" ci presenta un artista in forma, che mostra tutto il proprio eclettismo attraverso un percorso fatto di emozioni e sferzate di energia, i cui esempi più riusciti sono senza dubbio l'apertura dell'album e la già nota "You know my name" : il riff di 'No Such Thing' e le atmosfere bondiane di quello che è il miglior tema per 007 dai tempi di "Live and let die" sono i più efficaci nel lasciare un'impressione incisiva nelle orecchie e nell'anima dell'ascoltatore. La cosa che forse farà più felici i fan di lunga data, forse, è il ritorno - seppur sporadico - a atmosfere tipicamente Soundgarden, come in "Your soul today" (chorus a parte) o in "Poison eye", che ci riporta al sottovalutato "Down on the upside", canto del cigno della band di Seattle. Ma non mancano i momenti "buckleyani": la splendida interpretazione in "Safe and sound" dimostra come sia profondamente limitante considerare Cornell un cantante hard rock e lo stravolgimento blues cui è sottoposta "Billie Jean", d'altra parte, non è che l'estremizzazione di quanto già lasciato intravedere nell'oscura "Fell on black days". Subito dopo, squarci di luce in "Scar in the sky", sorta di risposta per contrappsso a "Black hole sun". Finale leggermente sottotono, segno che forse si sarebbe potuto fare a meno di due o tre pezzi, ma in fondo è un dettaglio. Alla fine le reazioni di fronte alle cangianti atmosfere di "Carry on" possono essere sostanzialmente due: interpretare la varietà come fatto positivo e segnale di creatività, oppure prenderlo come forma di indecisione. Futuro rock o cantautoriale? La verità, visti i risultati, può tranquillamente rimanere nel mezzo.

da Giovanni Garbo (21.01.2008) L'avventura con gli Audioslave è terminata proprio sul più bello: l'eccellente "Revelations" finalmente metteva in luce tutte le potenzialità della fusione tra i funambolismi di Tom Morello e la voce di Chris Cornell. Peccato. Non resta che seguire le prossime mosse degli ex Rage Against The Machine e dell'ex Soundgarden, che del resto torna subito in pista con il suo secondo lavoro solista. "Euphoria morning" non aveva avuto un'accoglienza straordinaria, eppure conteneva dei pezzi destinati a resistere all'usura del tempo, in più di un'occasione fortemente influenzati dall'anima di Jeff Buckley, grande amico di Cornell, cui l'ex Soundgarden dedicava "Wave goodbye". Un'influenza decisa anche sul modo di cantare, ma questa in fondo è un'altra storia. O forse no, dato che uno dei musicisti che accompagna Cornell in questa sua seconda avventura solista è Gary Lucas, corresponsabile della magia di "Grace". "Carry on" ci presenta un artista in forma, che mostra tutto il proprio eclettismo attraverso un percorso fatto di emozioni e sferzate di energia, i cui esempi più riusciti sono senza dubbio l'apertura dell'album e la già nota "You know my name" : il riff di 'No Such Thing' e le atmosfere bondiane di quello che è il miglior tema per 007 dai tempi di "Live and let die" sono i più efficaci nel lasciare un'impressione incisiva nelle orecchie e nell'anima dell'ascoltatore. La cosa che forse farà più felici i fan di lunga data, forse, è il ritorno - seppur sporadico - a atmosfere tipicamente Soundgarden, come in "Your soul today" (chorus a parte) o in "Poison eye", che ci riporta al sottovalutato "Down on the upside", canto del cigno della band di Seattle. Ma non mancano i momenti "buckleyani": la splendida interpretazione in "Safe and sound" dimostra come sia profondamente limitante considerare Cornell un cantante hard rock e lo stravolgimento blues cui è sottoposta "Billie Jean", d'altra parte, non è che l'estremizzazione di quanto già lasciato intravedere nell'oscura "Fell on black days". Subito dopo, squarci di luce in "Scar in the sky", sorta di risposta per contrappsso a "Black hole sun". Finale leggermente sottotono, segno che forse si sarebbe potuto fare a meno di due o tre pezzi, ma in fondo è un dettaglio. Alla fine le reazioni di fronte alle cangianti atmosfere di "Carry on" possono essere sostanzialmente due: interpretare la varietà come fatto positivo e segnale di creatività, oppure prenderlo come forma di indecisione. Futuro rock o cantautoriale? La verità, visti i risultati, può tranquillamente rimanere nel mezzo.

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