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Blooddrunk | CD | Children Of Bodom

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Descrizione articolo

L'album dei Children Of Bodom intitolato "Blooddrunk".

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Scheda Articolo

Codice articolo 434455
Genere Musicale Melodic Death Metal
Esclusiva EMP No
Media - Formato 1-3 CD
Tema Band
Band Children Of Bodom
Tipologia prodotto CD
Data di pubblicazione 11/04/2008
Genere Unisex

CD 1

  • 1.
    Hellhounds on My Trail
  • 2.
    Blooddrunk
  • 3.
    Lobodomy
  • 4.
    One Day You Will Cry
  • 5.
    Smile Pretty for the Devil
  • 6.
    Tie My Rope
  • 7.
    Done with Everything, Die for Nothing
  • 8.
    Banned from Heaven
  • 9.
    Roadkill Morning
  • 10.
    Ghostriders In The Sky

da Andrea Sacchi (10.04.2008) A quanto pare i Children Of Bodom non sbagliano più un colpo. Sono passati poco più di dieci anni da quando il buon Alexi Laiho inventò un genere e da lì è stato tutto un crescendo con ben pochi passi falsi. Inutile dire che "Blooddrunk" segue le orme del predecessore "Are You Dead Yet?" un album ove la band sviluppava maggiormente la sua componente thrash, elemento fondamentale per la nuova creatura dei bimbi cattivi. La velocità d’esecuzione è questa volta la struttura principale su cui si adagiano le architetture costruite da Alexi e soci, più debitori, se vogliamo fare i pignoli, agli Slayer che in passato ma ancora una volta Bodom al 100%. Non a caso la rabbia è stemprata dagli inconfondibili passaggi di tastiera carichi di appeal tessuti da Janne Wirman e nel complesso non manca mai la giusta dose di melodia né la ricerca del passaggio intrigante e di facile presa per chi ama fare headbanging cantando un ritornello a squarciagola. Lo notiamo fin da subito con l’opener "Hellbounds On My Trial", la "tipica" song dei Children Of Bodom fatta di riff fulminei, aperture melodiche e un refrain che si imprime subito in mente. No, nessun dejà vu in realtà, perché questa volta Mr. Wildchild concede ancora maggiore visibilità ai suoi assoli, sempre più trascinanti, complessi ma non indigeribili, esaltanti e mai troppo facili. Su di essi aleggia ora la presenza di un Jeff Waters, ora di un Kerry King, a dimostrazione di come Alexi riesca a far convivere una tecnica squisita e mai invadente con la velocità di un fulmine. Il disco suona però familiare naturalmente, a dimostrazione che il percorso evolutivo della band non fa certo passi da gigante, ma si avverte. Si avverte nell’arcigna "Lobodomy", nella tellurica "Smile Pretty For The Devil" e ancora nella conclusiva "Roadkill Morning", episodi tra i più rappresentativi di un album adrenalinico. E dispiace che tutto sia già finito dopo soli trentasei minuti, ma sarebbe inutile appesantire una formula datata che funziona ancora alla perfezione.

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