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Scheda Articolo
Codice articolo | 434846 |
Genere Musicale | Symphonic Metal |
Esclusiva EMP | No |
Media - Formato 1-3 | CD |
Edizione | Limited Edition |
Tema | Band |
Band | Circle II Circle |
Tipologia prodotto | CD |
Data di pubblicazione | 25/04/2008 |
CD 1
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1.Fatal warning
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2.Dead of dawn
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3.Forever
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4.Echoes
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5.Waiting
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6.Soul Breaker
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7.Stay
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8.Seclusion
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9.So many reasons
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10.Chase the lies
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11.Every last thing
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12.Revelations (Video) (Data Track)
da Alessandro Battini (10.04.2008) Jon Oliva e Zac Stevens si sono ritrovati sugli scaffali dei negozi come due vecchi amici che si incontrano al bar. Ma la creatura dell’ex cantante dei Savatage è andata a sbattere contro la montagna dei Pain, perchè il confronto tra i due dischi è impietoso. Il quarto lavoro in studio dei Circle II Circle deve soccombere su tutti fronti al Mountain King Oliva, perchè un album come "Global Warning" è decisamente inarrivabile. Certo, "Delusions Of Grandeur", resta un prodotto di buon livello, ma da Stevens e soci ci saremmo aspettati sicuramente qualcosa di più. Il genere è rimasto lo stesso, un heavy metal melodico e robusto che tanto deve ancora ai Savatage, sospeso tra accelerazioni e arrangiamenti sinfonici, sorretto costantemente dalla voce di Zac, sempre e comunque perfetta. La scelta di iniziare il platter con due song più veloci degli standard abituali, "Fatal Warning" e "Dead Of Down", in cui è la doppia cassa a divorarsi tutta l’enfasi, ci fa storcere il naso. I riff di Andrew Lee e Ewan Cristopher sono vorticosi e prepotenti al punto giusto, ma sono i pezzi più emozionali come "Echoes" e "Every Last Thing", in cui sono il pianoforte e la voce di Zac a dominare la scena, a strappare i maggiori applausi. Più rabbioso dei vecchi album, forse meno ruffiano ma più freddo, formalmente perfetto, "Delusions Of Grandeur" è un disco che accontenterà non solo i fans dei Savatage, ma tutti coloro che apprezzano l’heavy melodico del nuovo millennio, che affonda però le proprie radici negli anni ’80, quando il metal era ancora riffoni e schitarrate. Eppure manca qualcosa. La sosfferenza, le emozioni, la struggente semplicità che Jon Oliva ha saputo trasmetterci con "Global Warning" non riusciamo proprio a togliercela dalle orecchie. E dal cuore.