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Codice articolo | 433230 |
Titolo | Frames |
Genere Musicale | Progressive Metal |
Tema | Band |
Band | Oceansize |
Data di pubblicazione | 28/09/2007 |
Tipologia prodotto | CD |
Media - Formato 1-3 | CD |
CD 1
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1.Commemorative T-Shirt
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2.Unfamiliar
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3.Trail of fire
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4.Savant
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5.Only Twin
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6.An Old Friend Of The Christy's
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7.Sleeping Dogs And Dead Lions
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8.The Frame
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9.Voorhees
da Alberto Capettini (17.10.2007) Oceansize : un nome che suscita una sensazione di infinito, sconfinato, inestimabile ed incontenibile ma anche, e soprattutto, il nome di una band da far uscire assolutamente dall’anonimato! Già perché gli inglesi, pur avendo un gran seguito underground costruitosi con una proposta iper-originale (melting pot di tutto lo scibile alternative e non solo in voga negli ultimi trent’anni ) e dei live show viscerali, ed essendo arrivati oggi con ‘Frames’ al terzo lavoro da studio (dopo una numerosissima serie di EP) non sono ancora esplosi discograficamente come meriterebbero. Il post-metal pressoché incatalogabile dei nostri ha infatti un potenziale senza pari: le melodie tessute dalle 3 chitarre che sembrano perennemente in dissonanza l’una con l’altra, le suadenti interpretazioni vocali di Mike Vennart (ed in parte anche di Steve Durose), il motore ritmico asincrono di Mark Heron regalano una completezza che oggettivamente ci fa automaticamente parlare di "art rock"…riferendoci proprio allo status artistico assoluto del combo di Manchester. Abbandonata l’eccessiva complessità di ‘Everyone Into Position’ gli Oceansize sembrano fare una scelta duplice: ritornare in parte alle melodie del capolavoro assoluto ‘Effloresce’ ma anche creare quanto di più diretto ideato finora (‘Trail Of Fire’, ‘Sleeping Dogs And Dead Lions’)…ed il risvolto positivo è il riuscire ad apprezzare tutto ciò anche tramite un promo contenente la versione non ancora masterizzata dell’album. Nel chiaro tentativo di reinventarsi una volta di più questi ragazzi mettono in atto una sorta di ripartenza caratterizzata dal contratto con una nuova etichetta (la Superball ala alternative della Inside Out che esordisce proprio con gli Oceansize), da un artwork estremamente sobrio e minimalista e dalla presenza di Steve Hodson a rimpiazzare il fondatore Jon Ellis che oltre ad essere stato il bassista della band si era sempre occupato del programming e dell’amalgamare il suono a dovere. Ne risulta un album estremamente eterogeneo e difficile da descrivere: come spiegare infatti gli archi di ‘Savant’ e ‘Only Twin’ dopo un trittico iniziale da inscrivere direttamente nell’Enciclopedia del perfetto rock sound? Ci vuole del coraggio insomma…soprattutto per l’aura malsana (molto presente l’influenza Tool) e lontana dal mainstream che si era tentato di sedurre ad esempio con composizioni come ‘Meredith’ (finita addirittura in onda nel telefilm ‘The OC’); come detto sapientemente dallo stesso Vennart "…il nostro a volte sembra il sound di una band che ignora sé stessa…" riferendosi alle stralunate partiture che sono da sempre la caratteristica principe degli Oceansize. Nei negozi di dischi…forza…qui stiamo parlando di una delle perle del 2007, senza ombra di dubbio!!!
da Alberto Capettini (21.01.2008) Oceansize : un nome che suscita una sensazione di infinito, sconfinato, inestimabile ed incontenibile ma anche, e soprattutto, il nome di una band da far uscire assolutamente dall’anonimato! Già perché gli inglesi, pur avendo un gran seguito underground costruitosi con una proposta iper-originale (melting pot di tutto lo scibile alternative e non solo in voga negli ultimi trent’anni ) e dei live show viscerali, ed essendo arrivati oggi con ‘Frames’ al terzo lavoro da studio (dopo una numerosissima serie di EP) non sono ancora esplosi discograficamente come meriterebbero. Il post-metal pressoché incatalogabile dei nostri ha infatti un potenziale senza pari: le melodie tessute dalle 3 chitarre che sembrano perennemente in dissonanza l’una con l’altra, le suadenti interpretazioni vocali di Mike Vennart (ed in parte anche di Steve Durose), il motore ritmico asincrono di Mark Heron regalano una completezza che oggettivamente ci fa automaticamente parlare di "art rock"…riferendoci proprio allo status artistico assoluto del combo di Manchester. Abbandonata l’eccessiva complessità di ‘Everyone Into Position’ gli Oceansize sembrano fare una scelta duplice: ritornare in parte alle melodie del capolavoro assoluto ‘Effloresce’ ma anche creare quanto di più diretto ideato finora (‘Trail Of Fire’, ‘Sleeping Dogs And Dead Lions’)…ed il risvolto positivo è il riuscire ad apprezzare tutto ciò anche tramite un promo contenente la versione non ancora masterizzata dell’album. Nel chiaro tentativo di reinventarsi una volta di più questi ragazzi mettono in atto una sorta di ripartenza caratterizzata dal contratto con una nuova etichetta (la Superball ala alternative della Inside Out che esordisce proprio con gli Oceansize), da un artwork estremamente sobrio e minimalista e dalla presenza di Steve Hodson a rimpiazzare il fondatore Jon Ellis che oltre ad essere stato il bassista della band si era sempre occupato del programming e dell’amalgamare il suono a dovere. Ne risulta un album estremamente eterogeneo e difficile da descrivere: come spiegare infatti gli archi di ‘Savant’ e ‘Only Twin’ dopo un trittico iniziale da inscrivere direttamente nell’Enciclopedia del perfetto rock sound? Ci vuole del coraggio insomma…soprattutto per l’aura malsana (molto presente l’influenza Tool) e lontana dal mainstream che si era tentato di sedurre ad esempio con composizioni come ‘Meredith’ (finita addirittura in onda nel telefilm ‘The OC’); come detto sapientemente dallo stesso Vennart "…il nostro a volte sembra il sound di una band che ignora sé stessa…" riferendosi alle stralunate partiture che sono da sempre la caratteristica principe degli Oceansize. Nei negozi di dischi…forza…qui stiamo parlando di una delle perle del 2007, senza ombra di dubbio!!!