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Codice articolo | 433079 |
Titolo | Paramount |
Genere Musicale | Progressive Rock |
Tema | Band |
Band | Sieges Even |
Data di pubblicazione | 21/09/2007 |
Tipologia prodotto | CD |
Media - Formato 1-3 | CD |
CD 1
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1.When Alpha And Omega Collide
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2.Tidal
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3.Eyes Wide Open
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4.Iconic
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5.Where our shadows sleep
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6.Duende
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7.Bridge to the divine
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8.Leftovers
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9.Mounting castles in the bloodred sky
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10.Paramount
da Jürgen Tschamler (07.10.2007) Non ancora affievolitasi l’eco del ritorno dei Sieges Even al cospetto dei loro fan…che già i baldi tedeschi (disseminati però tra Germania, Austria e Olanda) ritornano con il più che buono…anzi azzarderemmo ottimo ‘Paramount’. È innegabile quanto, pur nella sua riuscita finale, il precedente ‘The Art Of Navigating By The Stars’ fosse un disco che richiedeva all’ascoltatore una particolare concetrazione a causa di melodie ricercate a tal punto da risultare quasi astruse (com’è sempre stato per il songbook dei nostri peraltro); il target era questa volta sicuramente quello di snellire la struttura complessiva dei pezzi grazie ad una line-up più amalgamata (oltre ad un buon numero di date live alle spalle) e ci fa piacere confermare come questo obiettivo sia stato centrato in pieno. Guardando a due picchi d’ispirazione come Yes (vocalmente) e Rush (strumentalmente) i Sieges Even raggiungono l’apice della loro creatività figlia diretta di quel ‘A Sense Of Change’ targato 1991 che fino ad oggi era rimasto un episodio isolato nella produzione dei fratelli Holzwarth; alcune tracce come l’opener ‘When Alpha And Omega Collide’, ‘Tidal’ e ‘Duende’ ci spiattellano in faccia una band che ha davvero pochi rivali al giorno d’oggi se pensiamo al settore più melodico dell’heavy rock ma dotato di una perizia tecnica magistrale (in questo senso i qui presenti hanno davvero pochi rivali). Sono state infatti abbandonate quasi completamente le sonorità metal (sicuramente quelle techno thrash degli esordi) ed il rock progressivo propostoci con tanta enfasi rifugge fortunatamente da qualsiasi tipo di paragone con altre band odierne che ripropongono con lo stampino il sound concepito da altri; e non è da sottovalutare nemmeno la registrazione e la masterizzazione affidata a tal Kristian 'Kohle' Kohlmannslehner che è riuscito ad ottenere una pulizia veramente invidiabile. Fondamentalmente quindi un album che non tradisce le origini, dove però la melodia assurge a protagonista assoluta di un songwriting decisamente meno complesso che in passato tramite il ruolo sempre più preponderante di Arno Menses dietro il microfono (memorabili alcuni passaggi a voce sdoppiata che ricordano davvero Jon Anderson e compagni); i Sieges Even sono in sostanza un’esperienza da provare almeno una volta nella vita dell’ascoltatore più open minded… noi ne siamo convinti una volta di più!
da Alberto Capettini (21.01.2008) Non ancora affievolitasi l’eco del ritorno dei Sieges Even al cospetto dei loro fan…che già i baldi tedeschi (disseminati però tra Germania, Austria e Olanda) ritornano con il più che buono…anzi azzarderemmo ottimo ‘Paramount’. È innegabile quanto, pur nella sua riuscita finale, il precedente ‘The Art Of Navigating By The Stars’ fosse un disco che richiedeva all’ascoltatore una particolare concetrazione a causa di melodie ricercate a tal punto da risultare quasi astruse (com’è sempre stato per il songbook dei nostri peraltro); il target era questa volta sicuramente quello di snellire la struttura complessiva dei pezzi grazie ad una line-up più amalgamata (oltre ad un buon numero di date live alle spalle) e ci fa piacere confermare come questo obiettivo sia stato centrato in pieno. Guardando a due picchi d’ispirazione come Yes (vocalmente) e Rush (strumentalmente) i Sieges Even raggiungono l’apice della loro creatività figlia diretta di quel ‘A Sense Of Change’ targato 1991 che fino ad oggi era rimasto un episodio isolato nella produzione dei fratelli Holzwarth; alcune tracce come l’opener ‘When Alpha And Omega Collide’, ‘Tidal’ e ‘Duende’ ci spiattellano in faccia una band che ha davvero pochi rivali al giorno d’oggi se pensiamo al settore più melodico dell’heavy rock ma dotato di una perizia tecnica magistrale (in questo senso i qui presenti hanno davvero pochi rivali). Sono state infatti abbandonate quasi completamente le sonorità metal (sicuramente quelle techno thrash degli esordi) ed il rock progressivo propostoci con tanta enfasi rifugge fortunatamente da qualsiasi tipo di paragone con altre band odierne che ripropongono con lo stampino il sound concepito da altri; e non è da sottovalutare nemmeno la registrazione e la masterizzazione affidata a tal Kristian 'Kohle' Kohlmannslehner che è riuscito ad ottenere una pulizia veramente invidiabile. Fondamentalmente quindi un album che non tradisce le origini, dove però la melodia assurge a protagonista assoluta di un songwriting decisamente meno complesso che in passato tramite il ruolo sempre più preponderante di Arno Menses dietro il microfono (memorabili alcuni passaggi a voce sdoppiata che ricordano davvero Jon Anderson e compagni); i Sieges Even sono in sostanza un’esperienza da provare almeno una volta nella vita dell’ascoltatore più open minded… noi ne siamo convinti una volta di più!