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Retox | LP | Turbonegro

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Codice articolo 309358
Titolo Retox
Genere Musicale Alternative/Indie
Tema Band
Band Turbonegro
Data di pubblicazione 20/07/2007
Tipologia prodotto LP
Media - Formato 1-3 LP

LP 1

  • 1.
    We're Gonna Drop The Atom Bomb
  • 2.
    Welcome To The Garbage Dump
  • 3.
    Hell toupée
  • 4.
    Stroke The Shaft
  • 5.
    No, I'm Alpha Male
  • 6.
    Do You Do You Dig Destruction
  • 7.
    I Wanna Come
  • 8.
    You Must Bleed / All Night Long
  • 9.
    Hot & filthy
  • 10.
    Boys From Nowhere
  • 11.
    Everybody Loves A Chubby Dude
  • 12.
    What Is Rock!?

da Giovanni Barbo (21.01.2008) Album della maturità e della definitiva consacrazione. Questo è ciò che si constata al termine dell'ascolto di "Retox", l'album probabilmente più vario dei norvegesi Turbonegro, già affermatisi con il loro death punk (ma è davvero solo questo?) e che, pure, con questo lavoro, segnano una decisa svolta qualitativa nel pur buon percorso tracciato con i precedenti album. "Retox" vive di una qualità media elevata e di almeno tre capolavori assoluti, che ne fanno indubbiamente uno dei lavori dell'anno, piaccia o non piaccia il genere proposto. Dopo le sfuriate iniziali arriva la straordinaria "Hell toupée", dove si fa eclatante ed efficace l'influenza degli AC/DC: il chitarrista Euroboy dimostra tutta la propria classe e la propria fantasia in un pezzo destinato a rimanere tra gli episodi più incisivi della stagione. "Do you remember "Too fast for love"?", canta Hank von Helvete, ricordando i Mötley Crüe - altro nume tutelare - nell'ulteriore calcio alle parti basse che i Turbonegro sferrano in "Stroke the shaft", secondo segnale di un legame con il passato che produce frutti buoni come in pochissimi altri casi. A chiudere la prima entusiasmante metà arriva "Do you do you dig destruction", prima della sterzata verso atmosfere quasi darkeggianti del capolavoro "I wanna come", dove la band norvegese mette in gioco tutta la propria capacità di giocare con l'ambiguità e l'ironia. Dopo altri episodi ordinariamente eccellenti, l'ultima micidiale stoccata viene sferrata nel manifesto "What is rock?!", ovvero semplicemente uno di quei pezzi che fanno passare alla storia una band ed un album. Il resto è un concentrato di energia, da ascoltare e riascoltare a tutto volume per scoprirne sfumature che rendono questo lavoro così profondamente diverso dalle scene cui i Turbonegro sono stati riduttivamente e affrettatamente accostati. E se mai ce ne fosse una, una soltanto, loro ne sarebbero indubbiamente i signori incontrastati.

da Marcel Anders (19.07.2007) Album della maturità e della definitiva consacrazione. Questo è ciò che si constata al termine dell'ascolto di "Retox", l'album probabilmente più vario dei norvegesi Turbonegro, già affermatisi con il loro death punk (ma è davvero solo questo?) e che, pure, con questo lavoro, segnano una decisa svolta qualitativa nel pur buon percorso tracciato con i precedenti album. "Retox" vive di una qualità media elevata e di almeno tre capolavori assoluti, che ne fanno indubbiamente uno dei lavori dell'anno, piaccia o non piaccia il genere proposto. Dopo le sfuriate iniziali arriva la straordinaria "Hell toupée", dove si fa eclatante ed efficace l'influenza degli AC/DC: il chitarrista Euroboy dimostra tutta la propria classe e la propria fantasia in un pezzo destinato a rimanere tra gli episodi più incisivi della stagione. "Do you remember "Too fast for love"?", canta Hank von Helvete, ricordando i Mötley Crüe - altro nume tutelare - nell'ulteriore calcio alle parti basse che i Turbonegro sferrano in "Stroke the shaft", secondo segnale di un legame con il passato che produce frutti buoni come in pochissimi altri casi. A chiudere la prima entusiasmante metà arriva "Do you do you dig destruction", prima della sterzata verso atmosfere quasi darkeggianti del capolavoro "I wanna come", dove la band norvegese mette in gioco tutta la propria capacità di giocare con l'ambiguità e l'ironia. Dopo altri episodi ordinariamente eccellenti, l'ultima micidiale stoccata viene sferrata nel manifesto "What is rock?!", ovvero semplicemente uno di quei pezzi che fanno passare alla storia una band ed un album. Il resto è un concentrato di energia, da ascoltare e riascoltare a tutto volume per scoprirne sfumature che rendono questo lavoro così profondamente diverso dalle scene cui i Turbonegro sono stati riduttivamente e affrettatamente accostati. E se mai ce ne fosse una, una soltanto, loro ne sarebbero indubbiamente i signori incontrastati.