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Codice articolo | 432222 |
Titolo | Rise To Ruin |
Genere Musicale | Death Metal |
Tema | Band |
Band | Gorefest |
Data di pubblicazione | 03/08/2007 |
Tipologia prodotto | CD |
Media - Formato 1-3 | CD |
CD 1
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1.Revolt
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2.Rise to ruin
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3.The war on stupidity
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4.A question of terror
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5.Babylon's whores
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6.Speak when spoken to
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7.A grim charade
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8.Murder brigade
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9.The end of it all
da Ricardo Manazza (21.01.2008) La motivazione per cui non è facile sentire oggi un gran bel disco di death metal è che nessuno (o quasi) riesce a raggiungere l’intensità giusta. Per suonare una cosa come questa non servono necessariamente abbellimenti come tecnica e ragionamento strutturale delle composizioni, serve saper creare una miscela che esploda al momento giusto, e non si esaurisca in una fiammata momentanea. Per fortuna ogni tanto qualcuno della vecchia guardia riesce ancora a piazzare la zampata e a far capire dove stia la differenza tra chi il genere lo ha inventato e chi si limita ad imitarlo. Ascoltate un inizio come ‘Revolt’, sfido chiunque a non provare di botto una rabbia interiore da serial killer in catene. E da qui i Gorefest cominciano quella lezione di scolastica che ci mancava, mettendo l’accento su tutte le regole basilari del gioco: le vocals ruvide ma personali, i rallentamenti che aggiungono dinamica ai pezzi invece di affossarli nella noia. Ma anche le accelerazioni dosate nel modo corretto e soprattutto quella identità del formato canzone che non lascia con il dubbio di aver ascoltato la stessa song già tre volte per sbaglio. E questo senza nemmeno sforzarsi troppo a cercare lontano dallo stile classic death metal a cui la band olandese era tornata già con l’album precedente. Tutto già sentito, siamo d’accordo, ma quando gli ingranaggi girano con tanta fluidità ascoltare la solita vecchia musica può essere ancora un piacere da cui lasciarsi conquistare.
da Riccardo Manazza (17.10.2007) La motivazione per cui non è facile sentire oggi un gran bel disco di death metal è che nessuno (o quasi) riesce a raggiungere l’intensità giusta. Per suonare una cosa come questa non servono necessariamente abbellimenti come tecnica e ragionamento strutturale delle composizioni, serve saper creare una miscela che esploda al momento giusto, e non si esaurisca in una fiammata momentanea. Per fortuna ogni tanto qualcuno della vecchia guardia riesce ancora a piazzare la zampata e a far capire dove stia la differenza tra chi il genere lo ha inventato e chi si limita ad imitarlo. Ascoltate un inizio come ‘Revolt’, sfido chiunque a non provare di botto una rabbia interiore da serial killer in catene. E da qui i Gorefest cominciano quella lezione di scolastica che ci mancava, mettendo l’accento su tutte le regole basilari del gioco: le vocals ruvide ma personali, i rallentamenti che aggiungono dinamica ai pezzi invece di affossarli nella noia. Ma anche le accelerazioni dosate nel modo corretto e soprattutto quella identità del formato canzone che non lascia con il dubbio di aver ascoltato la stessa song già tre volte per sbaglio. E questo senza nemmeno sforzarsi troppo a cercare lontano dallo stile classic death metal a cui la band olandese era tornata già con l’album precedente. Tutto già sentito, siamo d’accordo, ma quando gli ingranaggi girano con tanta fluidità ascoltare la solita vecchia musica può essere ancora un piacere da cui lasciarsi conquistare.