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The alchemist | CD | Witchcraft

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Descrizione articolo

Rock à la Steppenwolf, Jefferson Airplane e The Doors, prodotto come negli anni '60.

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Scheda Articolo

Codice articolo 433020
Genere Musicale Hard Rock
Esclusiva EMP No
Media - Formato 1-3 CD
Tema Band
Band Witchcraft
Tipologia prodotto CD
Data di pubblicazione 12/10/2007

CD 1

  • 1.
    Walk Between The Lines
  • 2.
    If Crimson Was Your Colour
  • 3.
    Leva
  • 4.
    Hey Doctor
  • 5.
    Samaritan burden
  • 6.
    Remembered
  • 7.
    The alchemist [Part 1, 2, 3]

da Olaf Plotke (07.10.2007) Terzo disco e terzo centro per gli svedesi Witchcraft, sorta di ‘mosca bianca’ nell’attuale panorama discografico. La proposta vintage di ‘The Alchemist’ riporta la mente verso lidi indimenticabilmente seventies, ove regnava solo una genuina ispirazione e gli albi rappresentavano in pieno siffatta ‘pastorale’ attitudine. Un’alternativa credibile verso generi caratterizzati da distorsione perenne e suoni ultracompressi ed ovviamente un piacere uditivo (nonché un colpo ben assestato al cuore), nei confronti di quell’audience nostalgica ben radicata alle origini del nostro genere preferito. Il quartetto di nord europeo si dimostra chiaramente influenzato dal binomio Pentagram/Black Sabbath, attingendo in larga scala al primo repertorio di entrambe le band. L’alone primigenio di Bobby Leabling rimane dominate, sia a livello vocale che strumentale (un chitarrismo alla Vincent Mc Allister ne è indubbiamente testimone), deviando solo in parte nel lato oscuro del quartetto di Birmingham. Scorrendo la track list, bellissimo il trio d’apertura costituito dall’opener ‘Walk Between The Lines’ e le successive ‘If Crimson Was Your Colour’ – ‘Leva’: esempi lampanti ove suoni retro trasmigrano nell’attualità, non perdendo un oncia di credibilità e fascino. Appassionati di doom/stoner potrebbero gradire, ma è indubbio che qui ci troviamo concettualmente agli albori di quei suoni caratterizzanti l’epoca successiva, con i pro e contro del caso. Ad ogni modo i quattordici primi della title track, fugano qualsivoglia ulteriore perplessità sul reale valore del tomo. Questo piccolo culto gode ancora di ottima salute.

da Andrea Del Prete (21.01.2008) Terzo disco e terzo centro per gli svedesi Witchcraft, sorta di ‘mosca bianca’ nell’attuale panorama discografico. La proposta vintage di ‘The Alchemist’ riporta la mente verso lidi indimenticabilmente seventies, ove regnava solo una genuina ispirazione e gli albi rappresentavano in pieno siffatta ‘pastorale’ attitudine. Un’alternativa credibile verso generi caratterizzati da distorsione perenne e suoni ultracompressi ed ovviamente un piacere uditivo (nonché un colpo ben assestato al cuore), nei confronti di quell’audience nostalgica ben radicata alle origini del nostro genere preferito. Il quartetto di nord europeo si dimostra chiaramente influenzato dal binomio Pentagram/Black Sabbath, attingendo in larga scala al primo repertorio di entrambe le band. L’alone primigenio di Bobby Leabling rimane dominate, sia a livello vocale che strumentale (un chitarrismo alla Vincent Mc Allister ne è indubbiamente testimone), deviando solo in parte nel lato oscuro del quartetto di Birmingham. Scorrendo la track list, bellissimo il trio d’apertura costituito dall’opener ‘Walk Between The Lines’ e le successive ‘If Crimson Was Your Colour’ – ‘Leva’: esempi lampanti ove suoni retro trasmigrano nell’attualità, non perdendo un oncia di credibilità e fascino. Appassionati di doom/stoner potrebbero gradire, ma è indubbio che qui ci troviamo concettualmente agli albori di quei suoni caratterizzanti l’epoca successiva, con i pro e contro del caso. Ad ogni modo i quattordici primi della title track, fugano qualsivoglia ulteriore perplessità sul reale valore del tomo. Questo piccolo culto gode ancora di ottima salute.