Praises to the war machine | CD | Dane, Warrel
Descrizione articolo
Paga in 3 rate
Reso gratis
30 giorni di reso
Servizio eccellente
Scheda Articolo
Codice articolo | 435198 |
Genere Musicale | Speed Metal |
Esclusiva EMP | No |
Media - Formato 1-3 | CD |
Tema | Band |
Band | Dane, Warrel |
Tipologia prodotto | CD |
Data di pubblicazione | 25/04/2008 |
CD 1
-
1.When We Pray
-
2.Messenger
-
3.Obey
-
4.Lucretia My Reflection
-
5.Let You Down
-
6.August
-
7.Your Chosen Misery
-
8.The Day The Rats Went To War
-
9.Brother
-
10.Patterns
-
11.This Old Man
-
12.Equilibrium
da Andrea Sacchi (10.04.2008) Diciamoci la verità, l’attesa intorno a "Praises To The War Machine", l’album solista dell’eclettico vocalist, era piuttosto alta. Quale approccio avrebbe adottato il buon Warrel? Continuità con i Nevermore oppure soluzioni del tutto nuove? Per non scontentare i propri fan, ecco che il musicista di Seattle utilizza una formula che idealmente sta nel mezzo, prendendo spunto ora dai Nevermore e dai Sanctuary, ora preferendo sonorità più accessibili, con un panorama lirico malinconico ed intimista a fungere tra collante tra ogni episodio del disco. Un disco ben più facile da ascoltare se paragonato a quanto prodotto dai Nevermore, in buona sostanza debitore a un power/thrash di tradizione americana ricco di spunti melodici e con una produzione più moderna di quanto non ci si aspetterebbe. Il risultato è nel complesso buono, anche se mancano quelle geniali intuizioni tipiche della band madre. Ma poco importa, la qualità è assicurata anche grazie ai musicisti che Warrel chiama alla sua corte: abbiamo Peter Wichers (ex-Soilwork, qui persino in veste di produttore) e Matt Wicklund degli Himsa a dividersi le chitarre e le parti di basso, alla batteria, ancora dai Soilwork, troviamo invece Dirk Verbeuren. La band svolge il proprio lavoro con estrema competenza, senza strafare, questo va detto, ma garantendo una resa qualitativa nettamente sopra la media. I primi tre brani sono particolarmente sostenuti e ricordano più da vicino i Nevermore, con una menzione particolare per l’opener "When We Pray", rutilante ma altrettanto di presa e per la successiva "Messenger", che non a caso vede la presenza di Jeff Loomis in veste di guest. Insieme a Jeff, compare anche James Murphy, sul brano "The Day The Rats Went To War", per la verità non così esaltante. Warrel, che non ha mai nascosto la sua passione per la darkwave né per il buon rock d’annata, tributa due leggende con le cover di "Lucretia My Reflection" dei Sisters Of Mercy e di "Patterns", di Paul Simon, che il vocalist aveva già avuto occasione di omaggiare in passato con la destrutturazione nevermoriana del classico "The Sound Of Silence". In entrambi i casi, le song vengono reinterpretate con personalità, senza arrivare ai picchi di follia dei Nevermore ma offrendo comunque una visione distorta e particolare della melodia originale. La seconda parte dell’album è invece concentrata sui mid-tempos e su di un approccio malinconico. Talvolta si ha come l’impressione che una cappa di nebbia grigiastra avvolga il tutto, offrendo grandi episodi come la semi-ballad dal tocco acustico "Your Chosen Misery" o la commovente "This Old Man", ma finendo a tratti per appesantire i brani fino a renderli poco incisivi (non che "August", "The Day The Rats Went To War" o "Equilibrium" siano da tramandare ai posteri…). Il risultato finale è quello di un album buono nel suo insieme, non il capolavoro che il pubblico si aspettava ma onesto e coerente con una scelta stilistica che ha voluto essere in parte diversa da ciò che Warrel Dane è stato solito proporci.